Nel corso della separazione, spesso il coniuge economicamente più forte, sulla base di quanto previsto dall’art. 156 c.c., si trova a dover versare un assegno di mantenimento al coniuge più debole o non economicamente autosufficiente. Per la determinazione dell’importo dell’assegno di mantenimento è necessario stabilire nella maniera più precisa possibile la reale situazione economica di ciascun coniuge.
Questa verifica può risultare particolarmente complessa qualora vi siano dei redditi percepiti in nero, che pertanto non risultano da fonti ufficiali. La legge prevede che spetti al giudice stabilire l’entità di tale assegno, appurando la reale situazione patrimoniale dei coniugi ed eventuali disparità. Il giudice potrebbe anche dedurre e presumere il reddito dal tenore di vita condotto, sulla base, per esempio, del possesso di auto di lusso, vacanze e case intestate.
La legge prevede inoltre che il giudice possa disporre indagini tributarie e conseguenti accertamenti fiscali.
In tema di assegno di mantenimento la costante Giurisprudenza, ritiene che anche lo stipendio derivante da lavoro in nero contribuisca ad incrementare le disponibilità reddituali, indipendentemente dal fatto che vengano versati i relativi contributi previdenziali. L’esistenza di un’occupazione, anche se non regolarmente dichiarata, deve essere quindi considerata una prova della reale capacità economica del soggetto.
In questo senso si è espressa la Corte di Cassazione che, con la Sentenza n. 19042/2003, ha affermato il principio secondo cui la determinazione o la riduzione dell’assegno di mantenimento deve tener conto delle condizioni di fatto che determinano la capacità lavorativa del beneficiario dell’assegno, compresi i redditi percepiti dal rapporto di lavoro, sebbene non formalizzato in un regolare contratto di lavoro.
Sull’argomento Suprema Corte di Cassazione si è espressa numerose volte, in particolare con la Sentenza n. 21047/2004, ha ribadito il medesimo principio affermando che "Il reddito da lavoro nero può negare l'assegno di mantenimento. In sede di separazione, il giudice, nel ricostruire le situazioni patrimoniali dei rispettivi coniugi, al fine di verificarne l'adeguatezza alla conservazione del precedente tenore di vita, può tenere conto del reddito da attività lavorativa non dichiarata".
Anche nel 2010, con la Sentenza n. 34336, ha confermato il consolidato orientamento affermando che “la capacità economica dell’obbligato che, all’epoca dei fatti, svolgeva regolare attività lavorativa retribuita ed aveva inoltre contratto un mutuo per l’acquisto di un immobile, circostanza questa sintomatica di tale capacità, poteva verosimilmente provenire anche da altre fonti di reddito in nero”.
Sulla base delle risultanze il giudice potrà decidere il quantum dell’assegno o la sua eventuale negazione. Potrà negare l’assegno di mantenimento sulla base di valutazioni inerenti le effettive capacità del soggetto di inserirsi nel mondo del lavoro, l’età, il grado di istruzione, le pregresse esperienze lavorative e le concrete condizioni del mercato.
Tuttavia anche la controparte può contribuire all’accertamento della reale condizione economica del proprio coniuge anche attraverso la verifica dell’esistenza di redditi da lavoro in nero. A tal fine, la parte potrà avvalersi di un investigatore privato.
In questo contesto, affidarsi all'agenzia investigativa Dogma S.p.A. è senza dubbio il modo più sicuro ed efficace per ottenere le prove necessarie.
Puoi approfindire l'argomento del Calcolo dell'assegno di mantenimento nel nostro articolo: come si calcola l'assegno di mantenimento
L’agenzia Investigativa Dogma SpA documenta, attraverso prove utilizzabili in sede giudiziale, attività lavorative non dichiarate e, più in generale, l’effettivo tenore di vita non solo del coniuge ma anche dei figli maggiorenni. Tali accertamenti sono fondamentali non solo per la determinazione del quantum in sede di separazione, ma anche per la variazione dell’assegno di mantenimento nel caso in cui vi sia un mutamento delle condizioni reddituali dell’ex coniuge.
L’importanza di tali prove è ancora più evidente alla luce dei più recenti orientamenti giurisprudenziali, avallati anche dalle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione (Cass. S.U. Sent. n. 18287/18) che, in tema di assegno divorzile, hanno superato il parametro del tenore di vita mantenuto in costanza di matrimonio, in favore di un criterio che tenga conto delle rispettive condizioni economico-patrimoniali.
In questa nuova ottica l’assegno ha la funzione di “assicurare un contributo volto a consentire al coniuge richiedente il raggiungimento in concreto di un livello reddituale adeguato al contributo fornito nella realizzazione della vita familiare” ed è quindi necessario verificare l’effettiva inadeguatezza dei mezzi dell'ex coniuge, l'impossibilità di procurarseli per ragioni oggettive e l’incolpevole situazione di difficoltà economica.
È necessario quindi accertare che, pur potendo, non si sia doverosamente attivato per reperire un’occupazione lavorativa confacente alle sue attitudini, tenendo conto dell’età e della capacità lavorativa.
La Cassazione, con la recente Ordinanza n. 16405 del Giugno 2019, ha esteso l’applicabilità dei criteri stabiliti dalle Sezioni Unite in tema di assegno di divorzio anche ai fini della determinazione dell’assegno di mantenimento.
La Dogma SpA, azienda leader nel settore, ha maturato una significativa esperienza in questo campo; un team di esperti investigatori svolge indagini per il calcolo e la revisione dell’assegno di mantenimento al fine di provare la reale situazione patrimoniale del coniuge ed in particolare:
Al termine dell’indagine verrà rilasciata una relazione dettagliata, producibile in giudizio, che documenterà in modo preciso e dettagliato tutte le prove acquisite, essenziali ai fini della determinazione o della variazione dell’assegno in sede di separazione e di divorzio.
Inoltre, come puoi approfondire nel nostro articolo dedicato, l'indagine dell'ivestigaotre privato può far raddoppiare L'assegno di mantenimento per i figli se viene dimostrato in tribunale che l’ex coniuge guadagna di più rispetto a quanto dichiarato.
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