Il lavoratore che ruba in azienda commette il reato di furto di cui all’art.624 c.p. e incorre nel licenziamento per giusta causa in quanto viola gli obblighi posti alla base del contratto di lavoro subordinato nonché il vincolo fiduciario che deve necessariamente sussistere tra datore di lavoro e dipendente.
Il furto costituisce condotta così grave da rendere legittima la forma più severa di licenziamento, quella senza preavviso. Il venire meno del vincolo fiduciario e il danno economico che potrebbe derivare dal furto rendono di fatto impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro, configurando la possibilità del recesso per giusta causa prevista dall’art. 2119 c.c.
Il reato di furto è previsto dall’art. 624 c.p. che punisce la condotta di “chi si impossessa della cosa mobile altrui sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri”.
Affinché si configuri il furto occorre che l’autore, in questo caso il lavoratore, sottragga al datore di lavoro, a un superiore gerarchico o anche a un collega un bene mobile che sia da questi detenuto.
La condotta differisce dall’appropriazione indebita, prevista dall’art. 646 c.p., che si realizza quando il dipendente si appropria di denaro o di cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso.
Vi sarà furto, ad esempio, se il dipendente ruba un portafogli, un cellulare o un bene mobile dell’azienda di cui non ha il possesso e appropriazione indebita quando il lavoratore utilizza, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, un bene che gli è stato lasciato in utilizzo dall’azienda stessa: denaro, un cellulare, un’automobile.
Dal punto di vista giuslavoristico, come abbiamo accennato, il lavoratore che ruba rischia il licenziamento per giusta causa, c.d. “in tronco”, ovvero senza alcun tipo di preavviso o indennità.
L’onere della prova spetta tuttavia al datore di lavoro che, per procedere al licenziamento, deve poter raccogliere prove valide a sostenere la contestazione.
Si tratta di un compito delicato laddove il lavoratore infedele non venga colto in flagrante o non vi sia una delazione o testimonianza di un collega. L’impiego di telecamere sul luogo di lavoro è infatti regolato dalle norme dello Statuto dei Lavoratori e l’utilizzo di riprese video a motivo del sospetto di un furto potrebbe configurare una violazione della contrattualistica e delle normative in vigore a tutela dei lavoratori. Tuttavia, è consentita l’installazione di impianti audiovisivi per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e la tutela del patrimonio aziendale, ma deve essere comunque preceduta da un accordo formale tra il datore di lavoro e le rappresentanti sindacali dei dipendenti.
Rivolgersi a un’Agenzia investigativa rimane una delle soluzioni più indicate laddove non sia possibile provare efficacemente il furto o cogliere in flagranza di reato il lavoratore.
La gravità del furto apre senza dubbio la strada alla forma più severa di sanzione disciplinare, quella del licenziamento per giusta causa.
La condotta del dipendente lede il vincolo fiduciario che si instaura tra datore e dipendente, viola gli obblighi contrattuali e mina l’interesse del datore a vedere eseguita la prestazione di lavoro che diventa, di fatto, improseguibile.
Il datore di lavoro che colga in flagrante il dipendente infedele o riesca a raccogliere prove adeguate dovrà presentare una contestazione formale al lavoratore, esponendo i fatti per iscritto nel più breve tempo possibile dalla realizzazione della condotta illecita. Il lavoratore, per parte sua, avrà cinque giorni per presentare le sue difese. Nel caso l’azienda decida di optare per il licenziamento, il provvedimento dovrà essere comunicato per iscritto a pena di nullità e contenere le motivazioni.
Accanto ai profili giuslavoristici si affiancano anche quelli civilistici e penali. Il furto è infatti un reato procedibile a querela di parte, il datore di lavoro – oltre a comminare il licenziamento per giusta causa – potrebbe quindi denunciare il proprio dipendente all’Autorità Giudiziaria e agire, sul piano civile, per il risarcimento del danno laddove il valore dell’oggetto sottratto indebitamente lo giustifichi o il bene non venga o non sia restituibile.
Grazie alla sua pluriennale esperienza e a un team di professionisti preparati ed esperti l’Agenzia Investigativa Dogma S.p.A. è in grado di fornire un supporto indispensabile al datore di lavoro e alle aziende che abbiano sospetti su un dipendente che commette un furto. Cercare personalmente le prove necessarie per incastrare il dipendente potrebbe essere un’azione estremamente rischiosa e sconsigliata. Un approccio non professionale potrebbe compromettere la raccolta delle prove incorrendo anche nel rischio di infrangere le leggi sulla privacy.
Gli investigatori dell’Agenzia Dogma S.p.A. saranno in grado di fornire una consulenza preziosa e coadiuvare il datore di lavoro nell’adozione dei migliori metodi legali per raccogliere prove sul furto, oltre a creare un dossier dall'alto valore giuridico, che potrà sostenere le pretese del datore stesso in caso di azione legale nei confronti del dipendente infedele.
Effettuiamo inoltre un'analisi dettagliata sulla condizione complessiva dell'azienda, riconoscendo le carenze nella sicurezza e predisponendo adeguate misure di prevenzione, volte a minimizzare i rischi derivanti dagli eventi di natura dolosa, per evitare che si ripetano in futuro.
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