La legge 104/1992 è una normativa quadro emanata dal legislatore italiano per regolare e dettare i principi relativi ai “diritti, integrazione e assistenza della persona handicappata”.
La normativa è stata introdotta per garantire il rispetto della dignità umana e dei diritti delle persone con disabilità in tutti gli ambiti sociali, per rimuovere gli ostacoli all’autonomia del soggetto e le cause di emarginazione della persona.
La legge 104 disciplina poi anche il ruolo e i diritti del cosiddetto “caregiver”, ovvero la o le persone che all’interno della famiglia si prendono cura della persona disabile.
Ne beneficia, secondo la lettera della norma, “colui o colei che presenta minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o emarginazione”.
Con riferimento ai permessi di lavoro la normativa estende la copertura ai parenti (entro un certo grado), al coniuge per prendersi cura del disabile.
La legge Cirinnà (l.76/2016) ha introdotto una novità in merito alle persone che possono beneficiare dei permessi, includendo i conviventi e le parti di un’unione di fatto, equiparandoli al coniuge.
Se hai bisogno di approfondire il tema dei permessi Legge 104 leggi il nostro articlo PERMESSI LEGGE 104: UNA GUIDA COMPLETA
Il lavoratore disabile in situazione di gravità ha diritto a beneficiare di 2 ore di permesso giornaliero o di 3 giorni lavorativi al mese, frazionabili anche in ore.
I genitori biologici, adottivi o affidatari di disabili in situazioni di gravità hanno facoltà di ottenere permessi in relazione all’età del figlio e se questi ha meno di tre anni possono godere di 2 ore di permesso giornaliero
Queste misure si applicano anche ai genitori biologici o adottivi e affidatari se il figlio con disabilità ha meno di tre anni. Se l’età del figlio è compresa tra 3 e 12 anni possono beneficiare di 3 giorni di permesso al mese, frazionabili in ore. Lo stesso vale per il coniuge, il convivente o la parte di unione civile.
Se il soggetto con disabilità gode già dei permessi previsti dalla legge 104 questo non esclude che possano beneficiarne anche i caregiver.
Ma cosa si può fare durante i permessi della legge 104? Cerchiamo insieme di fare chiarezza.
Il principale limite della famosa legge 104 è che la non lo chiarisce espressamente. È prevista solo l’assistenza al familiare disabile, che non deve per forza essere continuativa: in altre parole, non è vietato uscire per prendere una boccata d’aria, o riposarsi per compensare la stanchezza accumulata.
Con una recente sentenza [Cass. sent. n. 6796/22.] la Cassazione ha detto che è possibile sanzionare il dipendente che usa solo una piccola parte del permesso 104 per uso personale invece che per assistere il familiare disabile.
Il lavoratore che debba assentarsi dal posto di lavoro per prestare assistenza a un parente con disabilità non è però obbligato a stare accanto alla persona o chiuso in casa, ma può utilizzare i permessi per svolgere delle incombenze personali o di cura del disabile.
Inoltre un dipendente che si assenti dal lavoro per fare la spesa – ammesso che la faccia per la persona assistita – per andare in farmacia, per svolgere pratiche o altre incombenze non potrà essere sanzionato dal datore di lavoro.
Secondo un orientamento confermato anche dalla Cassazione, le ore di permesso non devono necessariamente coincidere con quelle di assistenza al parente disabile. L’abuso si verifica soltanto nel caso in cui i permessi vengano utilizzati in modo illecito, ad esempio per svolgere un secondo lavoro o per svolgere attività che non sono inerenti alle attività di cura e assistenza del disabile.
Per fare un esempio non è sanzionabile il lavoratore che viene visto prendere un veloce caffè con un amico, lo è invece il dipendente che sfrutti le ore di permesso per andare ad esempio in palestra o per svolgere attività ludiche o di svago.
Nonostante la conoscenza delle disposizioni della legge 104 e cosa si può fare durante i permessi, molti lavoratori non osservano le prescritte norme. Questa situazione, come è evidente, può arrecare danno all'azienda che, oltre a coprire anticipatamente il trattamento economico per conto dell'INPS, deve affrontare l'assenza del dipendente e ristrutturare di conseguenza l'organizzazione del lavoro. Nel lungo periodo, l'abuso può minare la fiducia dell'azienda e, di conseguenza, il posto di lavoro del dipendente. Infatti, il datore di lavoro può avviare un'indagine e utilizzare le prove raccolte per giustificare un eventuale licenziamento.
Il lavoratore che abusa dei permessi 104 rischia una sanzione disciplinare che sarà proporzionata all’entità dell’abuso: si va quindi dal richiamo verbale al licenziamento. L’uso illecito può portare il datore di lavoro a licenziare il lavoratore per giusta causa, cioè senza preavviso, in quanto la condotta del lavoratore mina il vincolo fiduciario su cui si basa il rapporto di lavoro e risulta particolarmente grave.
Se vuoi saperne di più leggi l’articolo dedicato: Uso improprio dei permessi legge “104”
Autore: Dr.ssa Katia Trevisan
Responsabile Divisione Legale Dogma S.p.A.
Riferimenti normativi
L. 104/1992
L. 76/2016
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