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Come reagire ad un tradimento: superare il peso dell’incertezza.

Quali sono gli stati d'animo che proviamo e cosa succede quando si sospetta del tradimento del proprio coniuge? L’Agenzia Investigativa Dogma può aiutarti a comprendere meglio la situazione, a conoscere i fatti reali e uscire dall’incertezza.

 
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Come reagire ad un tradimento: superare il peso dell’incertezza.

Quali sono gli stati d'animo che proviamo e cosa succede quando si sospetta del tradimento del proprio coniuge? L’Agenzia Investigativa Dogma può aiutarti a comprendere meglio la situazione, a conoscere i fatti reali e uscire dall’incertezza.

Il subire un tradimento ha sempre delle conseguenze sul piano personale, oltre che su quello giuridico: in ogni situazione l’intensità della sofferenza percepita varia sulla base delle proprie personali caratteristiche. 

È tuttavia innegabile che, nel momento in cui si ha il forte sospetto o anche solo il dubbio di un possibile tradimento del proprio coniuge, viviamo uno stato di ansia e incertezza.

La sensazione che qualcosa all’interno della propria relazione sia mutato, la difficoltà a capire concretamente cosa sia successo per portare a questo cambiamento può mutarsi in qualcosa di davvero insostenibile, che fa vivere il proprio quotidiano in un costante stato di allerta e tensione: si tende a voler osservare quasi ossessivamente ogni minimo comportamento del partner per cogliere eventuali segnali di conferma del proprio dubbio. 

Perdiamo, in sostanza, di lucidità. Questo si può ripercuotere negativamente in tutto quello che riguarda la vita di ognuno (dalla relazione coi figli, se presenti, al lavoro, alle relazioni amicali e via discorrendo).

I principali segnali di un tradimento

Innanzi tutto è bene riassumere qui quali siano prevalentemente i principali segnali di un possibile tradimento.

  1. cambiamenti nelle modalità di relazione che si ha col proprio partner e, soprattutto, il notare un’esigenza maggiore dello stesso a difendere la propria privacy e a voler passare meno tempo di prima in casa;
  2. la richiesta di minori momenti di intimità;
  3. modifiche, sia in positivo che in negativo, delle attenzioni del partner;
  4. cambiamenti nella cura di sé e del proprio aspetto, ma anche nell’umore (più aggressività, sensi di colpa e simili); 
  5. cambiamenti improvvisi della modalità di utilizzo del proprio cellulare e dei social network.

Per una lettura più approfondita del tema si rimanda al nostro articolo: Come scoprire un tradimento: i 5 segnali più evidenti

Come sopra descritto, nel momento in cui si ha la sensazione che vi siano dei possibili segnali di infedeltà, è molto probabile che inizino a insinuarsi dubbi, preoccupazioni, stati d’ansia per l’incertezza che un eventuale tradimento sia oggettivamente in atto e, anche, per l’incertezza di come poter affrontare tale evento che, come scriveremo di seguito, è fonte di estrema sofferenza.

Tuttavia, spesso lo stare in uno stato di incertezza può essere ugualmente, se non di più, fonte di sofferenza. Si ritiene improbabile che l’evitare una possibile situazione spiacevole (come appunto la consapevolezza del tradimento) possa a lungo termine essere una soluzione che porta benessere (di seguito, inseriamo un approfondimento sulla tematica).

In questi frangenti, la possibilità di rivolgersi a un investigatore privato per scoprire il tradimento e a professionisiti formati sul tema e qualificati come il personale presente nell’Agenzia Dogma, ha diversi vantaggi:

come reagire di fronte ad un tradimento
L'agenzia Investigativa Dogma può aiutarti nello scoprire il Tradimento fornendo prove oggettive e inconfutabili. Per ricevere una Consulenza riservata e gratuita, chiama il Numero Verde 800 750 751, oppure, utilizza il modulo presente sulla pagina per inviarci una richiesta di preventivo.

Gli effetti psicologi del tradimento

La consapevolezza che il proprio/la propria partner abbia tradito è un’esperienza sicuramente di forte sofferenza per chiunque; la scoperta inequivocabile di un tradimento porta alla rivalutazione di molti aspetti della nostra vita, sia legati alla coppia in sé (valutare se vi sia la possibilità di lavorare sulla coppia per proseguire nella relazione o se vi sia la necessità di una rottura relazionale), ma anche su aspetti più personali, sul proprio valore, sulla propria autostima. 

L’infedeltà è un evento capace di causare serie sofferenze nella persona tradita, con intensità che variano sulla base delle caratteristiche personali e disposizionali di ogni singolo individuo. Spesso, si possono riscontrare sintomi simili a quelli della Depressione, come il calo dell’umore, la presenza di sensi di colpa, una bassa autostima, la perdita di sonno e di appetito, la perdita di desiderio sessuale, oltre alla mancanza di interesse per le attività quotidiane.

Diverse ricerche, nel corso degli anni, hanno rilevato come tali sintomatologie siano riscontrabili nella maggior parte delle persone tradite (prevalentemente donne), in cui la maggior gravità dello stato emotivo veniva correlata a una bassa autostima e alla presenza di forti pensieri di colpevolizzazione e auto-colpevolizzazione (solo per citarne alcune: Cano & O’Leary, 2000; Cornish et al., 2020; Shrout & Weigel, 2020), fattori questi che non rendono facile la gestione dell’evento doloroso, il recupero da esso. 

Ovviamente, non tutti (uomini e donne) hanno reazioni simili all’infedeltà subita: la propria storia, le proprie caratteristiche personali, possono portare ad avere risposte a eventi così sofferenti che possono essere più o meno adattivi, quindi più o meno utili a elaborare l’esperienza e che, soprattutto, non vadano a peggiorare il problema e a intensificare le emozioni negative (Asayesh M. H. et al., 2018; Babolhavaeji et al., 2019).

Stante quanto sopra scritto, e stante che è innegabile che questo tipo di evento è fonte di sofferenza, a volte può sorgere il dubbio se era meglio non venire a conoscenza del tradimento. Ma, nel momento in cui il dubbio si è insinuato, cosa può succedere se rimango nell’incertezza?

Gli effetti dell’Incertezza dopo aver scoperto l'infedeltà

L’esperienza dell’incertezza, il non sapere come potranno evolversi gli eventi, il percepire di non star vivendo una situazione chiara e definita, di avere il sospetto di un accadimento o anche solo il percepire la mancanza di informazioni che possano aiutarci a compiere delle scelte, è un’esperienza comune e in cui tutti, ripensando alla propria storia personale, possono identificarsi. 

Al pari, è molto evidente come ognuno di noi, in misura differente, sia in grado o meno di stare nell’incertezza e di gestirla. Si definisce “Intolleranza all’incertezza (Intolerance of Uncertainty, IU)” quella caratteristica disposizionale (quindi la personale modalità di valutare ed entrare in relazione con tutti gli stimoli che ci circondano) che è costituita da diverse convinzioni negative riguardo l’incertezza stessa e le sue conseguenze. Essa, quando presente ad alti livelli, implica la tendenza a reagire negativamente a livello emozionale, cognitivo (quindi relativo ai pensieri) e comportamentale a situazioni ed eventi incerti (Buhr & Dugas, 2002). 

Recentemente, l’IU è stata definita come “l’incapacità, di natura disposizionale, di sopportare le reazioni aversive scatenate dalla mancanza percepita di informazioni salienti, essenziali o sufficienti, sostenuta dall’associata percezione di incertezza” (Carleton 2016, p. 31). Essendo una caratteristica, come sopra descritto, disposizionale, vi sono risposte diversificate a situazioni di incertezza: a seconda del proprio personale livello di IU, si avrà quindi la tendenza ad attuare quanti più comportamenti volti a predire e controllare le conseguenze di una determinata situazione, al fine di ridurre i possibili esiti avversivi e aumentare quelli desiderati.

In tal senso, si cercherà di arrivare quanto più possibile a una situazione di equilibrio tra percezioni conosciute e incognite: sulla base delle prime, la persona può effettuare previsioni le quali, tuttavia, potranno cambiare in funzione della percezione delle incognite presenti.

La presenza di incognite quindi riduce la capacità di previsione e di controllo: in quest’ottica, i tentativi di aumentare la prevedibilità e la controllabilità percepite si caratterizzano come risposta di coping alla IU (Carleton, 2016. Con coping si intendono quelle strategie messe in atto per fronteggiare problemi emotivi ed interpersonali, allo scopo di gestire, ridurre o tollerare ad esempio situazioni di stress o di conflitto).

Sono diverse le strategie che ognuno di noi, in base appunto al proprio livello di sopportazione dell’incertezza, può attuare al fine di diminuire o rimuovere sia l’incertezza stessa percepita sia il disagio legato alla sensazione di incertezza. Per ottenere ciò, generalmente sono state individuate cinque categorie di risposte comportamentali (Bottesi et al., 2019; Sankar, et al., 2017): 

  1. iper-coinvolgimento: il cercare di aumentare la percezione di ottenere certezze (come la ricerca di informazioni fino alla pianificazione di diversi possibili esiti futuri per avere già in mente le azioni da compiere in ogni caso);
  2. disimpegno: l’attuare comportamenti finalizzati a evitare possibili future situazioni incerte (come l’impegnarsi in altre attività al fine di distrarsi);
  3. impulsività: l’agire senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni, in tal modo eliminare l’incertezza passando all’atto (come ad esempio l’agire il primo comportamento che viene in mente, ma anche il ricorso all’uso di alcool o sostanze);
  4. esitazione: il non agire (tendenzialmente causato dall’insuccesso delle strategie sopra descritte);
  5. “flip-flop” (oscillazione): il continuare, anche in modo repentino, a cambiare le proprie strategie comportamentali (oscillandosi di solito tra la ricerca di certezze e l’evitamento).

Le strategie sopra descritte, se usate non in modalità rigida e stereotipata a qualsiasi situazione, possono risultare tutte funzionali, anzi: il loro utilizzo, flessibile e contestualizzato, è un fattore di resilienza, un fattore quindi di supporto effettivo, per alleviare il disagio patito nell’incertezza (Bottesi et al. 2019). 

In tal senso, anche le strategie di evitamento, ossia il cercare di ignorare qualsiasi stimolo negativo, possono funzionare ad alleviare la tensione e l’ansia causata da una situazione di incertezza. Tuttavia è importante sottolineare che, con le ovvie diversificazioni e ognuno nel proprio soggettivo, tendenzialmente l’evitare di reperire informazioni, anche se sofferenti o percepite come minacciosi, può essere una strategia che, se usata soprattutto a lungo termine, può comportare un mantenimento di uno stato ansioso,  dal momento che l’evitamento stesso non consente alla persona di elaborare l’esperienza e l’emozione ad essa collegata (Flores et al., 2018). 

In una situazione che può provare sofferenza, in sostanza, è più utile affrontare la situazione stessa, conoscerla quanto più possibile, aumentare quindi il proprio grado di controllo, per poter avere la possibilità di gestire le scelte future nel migliore e più sano dei modi possibili.

Autore: Chiara Cemmi
Divisione Psicologia investigativa

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Bibliografia di riferimento:
- Asayesh M. H., Farahbakhsh K., Delavar A., & Salimi-Bajestani H. (2018). Cognitive experiences and reactions of women to infidelity: a phenomenological study. In Journal of Qualitative Research in Health Sciences, 7, 188-203.
- Babolhavaeji, M., Khoshnevis, E., & Jafarzadeh Rastin, S. (2019). The Effect of Cognitive-Behavioral Group Therapy on depression and coping styles of women exposed to marital infidelity. In Women’s Health Bulletin, 6, 18-26.
- Bottesi G., Carraro E., Martignon A., Cerea S. & Ghisi M. (2019). “I’m uncertain: what should I do?”: An investigation of behavioral responses to everyday life uncertain situations. In International Journal of Cognitive Therapy, 12, 55-72.
- Buhr K. & Dugas M. J. (2002). The intolerance of uncertainty scale: psychometric properties of the English version. In Behaviour Research and Therapy, 40, 931–945.
- Cano A., & O’Leary K. D. (2000). Infidelity and separations precipitate major depressive episodes and symptoms of nonspecific depression and anxiety. In Journal of Consulting and Clinical Psychology, 68, 774-781.
- Carleton R. N. (2016). Into the unknown: A review and synthesis of contemporary models involving uncertainty. In Journal of Anxiety Disorders, 39, 30-43.
- Cornish M. A., Hanks M. A., & Gubash Black S. M. (2020). Self-forgiving processes in therapy for romantic relationship infidelity: an evidence-based case study. In Psychotherapy, doi: http://dx.doi.org/10.1037/pst0000292.
- Flores A., López F. J., Vervliet B., & Cobos P. L. (2018) Intolerance of uncertainty as a vulnerability factor for excessive and inflexible avoidance behavior. In Behaviour Research and Therapy, 104, 34–43.
- Sankar R., Robinson L., Honey E. & Freeston M. H. (2017). “We know intolerance of uncertainty is a transdiagnostic factor but we don’t know what it looks like in everyday life”: A systematic review of intolerance of uncertainty behaviours. In Clinical Psychology Forum, 296, 10-15.
-Shrout M. R., & Weigel D. J. (2019). Coping with infidelity: the moderating role of self-esteem. In Personality and Individual Differences, doi: https://doi.org/10.1016/j.paid.2019.109631.

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