Nell’ambito della settimana di sensibilizzazione sulla violenza contro le donne, tra le diverse proposte in corso svolte nella città di Torino, vi è stato anche un pomeriggio, nella giornata di giovedì 28 novembre, dedicato al tema specifico dello Stalking: "Cacciatori in Agguato: i diversi sguardi sul fenomeno stalking".
Il Reato di Stalking non è espressamente o specificatamente un reato di genere, sia perché sono noti e presenti casi in cui il perpetratore sia una donna, sia perché esistono diverse tipologie di stalker (rifiutato, rancoroso, cercatore di intimità, corteggiatore incompetente e predatore sessuale), diversificate sulla base della motivazione che spinge l’agito e dal tipo di relazione che intercorre tra offender e vittima.
Tuttavia, è innegabile come la maggior parte delle notizie di reato afferenti a questo specifico fenomeno riguardino uomini che agiscono atti persecutori nei confronti di donne.
Il confronto tenutosi in questa occasione ha permesso di far emergere come ad oggi, da un lato, vi sia una giurisprudenza sempre in trasformazione e in crescita, la quale deve adeguarsi e aiutare a discernere e a trattare un fenomeno estremamente complesso; dall’altro, come vi sia l’esigenza di una maggiore informazione e collaborazione, oltre che ricerca, in ambito clinico e trattamentale per quel che compete il nostro paese.
Il fenomeno stalking è stato quindi analizzato in ogni sua possibile sfaccettatura, cercando di sensibilizzare sulla necessità di osservarlo con modalità atte alla prevenzione e al tentativo di ridurne i danni e i costi sociali, anche da un punto di vista più prettamente giuridico legislativo.
L’intervento della dott.ssa Cemmi, nello specifico, ha toccato il tema del trattamento degli stalker. Soprattutto viene evidenziata la mancanza nel nostro paese di strumenti scientificamente validi che possano essere di supporto, sia per quanto concerne la pianificazione di un progetto e di un percorso personalizzato ed adeguato alle effettive esigenze della persona specifica, sia per quanto riguarda i possibili interventi che la stessa legislatura può e deve mettere in atto in situazioni specifiche, senza incappare nel rischio di essere eccessivamente generico con ogni singolo individuo.
Lo stalking, per sua stessa definizione, è specificatamente caratterizzato da un’ampia vastità di possibili comportamenti e agiti attuabili, parimenti i fattori di rischio che sottostanno a questi comportamenti sono mutevoli e di peso differente per comprendere e ponderare un effettiva probabilità di incappare in agiti violenti o in recidive. Pertanto, il poter avere in Italia uno strumento tale da riuscire a discernere la vastità delle situazioni e a comprenderle nelle loro specifiche caratteristiche può agevolare di molto sia il lavoro legale che il lavoro clinico.
Per questo motivo, il lavoro che stanno compiendo la dott.ssa Cemmi e la sua collega Beatrice Di Zazzo, portando in Italia uno strumento utile a rendere più leggibile e meno generalizzato tale fenomeno come lo Stalking Risk Profile (MacKenzie R.D., McEwan T.E., Pathé M.T., James D.V., Ogloff J.R.P., Mullen P.E., 2013), si confida potrà agevolare il lavoro legale sul tema, ma soprattutto, essere stimolo per affrontare anche nel nostro paese ancor più di quanto già non venga effettuato il fenomeno nel suo complesso.
Ci si augura che questo lavoro sia da spinta per effettuare ricerche mirate sul tema, per contestualizzarlo nella nostra cultura e nel nostro tempo, in modo anche da poter formulare progetti e interventi non soltanto atti ad evitare che lo stalking degeneri in azioni ancora più dannose, ma anche per prevenire ed educare a considerare tali comportamenti come reato e non più accettabili socialmente.
La traduzione di questo strumento, a cura della dott.ssa Cemmi e della collega Beatrice Di Zazzo, è in fase di pubblicazione.
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