Un ambito di notevole importanza per quanto riguarda la gestione e valutazione del rischio reputazionale dell’organizzazione aziendale, è sicuramente quello derivante dalla catena di approvvigionamento (o Supply Chain).
I rischi reputazionali di un’azienda infatti possono sicuramente derivare da elementi di rischio o vulnerabilità interne alla stessa, ma qualora un’attività o un business specifico dipenda da una qualsiasi interazione con un fornitore, un produttore, un distributore o un dettagliante, anche questi entrano a far parte dell’organizzazione della stessa e una loro criticità potrebbe risultare pregiudizievole della reputazione dell’azienda finale.
Per Supply Chain o Catena di approvvigionamento si intende il sistema di interazioni che intercorrono nel ciclo di tutti i prodotti e servizi utilizzati da un’azienda per portare sul mercato un prodotto o un servizio.
Si tratta quindi di un insieme complesso di attività che coinvolge più figure in diverse parti di questo procedimento, dal flusso di materie prime alla logistica, fino alla distribuzione, ma si può far riferimento, oltre che agli aspetti “pratici” anche alle diverse figure manageriali che gestiscono la catena.
Per quanto riguarda la normativa di riferimento, dobbiamo rivolgerci per quanto riguarda il rispetto dei requisiti di sicurezza della Supply Chain alla normativa ISO 28000:2007 – ISO 28001:2007, ma che non risulta esaustiva se vogliamo analizzare anche altre criticità reputazionali che possono investire qualsiasi anello della catena.
Infatti essendo ormai il sistema degli approvvigionamenti globalizzato è facile trovare fornitori terzi che operano da paesi in cui non sussistono le medesime tutele ed è utile notare come vadano analizzati anche aspetti come per esempio il rischio ambientale o di tutela dei diritti umani.
In questo senso viene in aiuto in Italia, la normativa del D.Lgs. 231/2001 il quale stabilisce che la responsabilità delle imprese per i reati perpetuati nell'interesse o a vantaggio di una persona giuridica, quindi tutte le violazioni che possano essere imputate all’ente stesso anche non direttamente, ma che siano andate a vantaggio dello stesso, potendo in un certo senso includere anche tutti i passaggi nella Supply Chain.
Come abbiamo visto quindi la Supply Chain è un meccanismo complesso e come tale risulta complicato anche identificare le criticità della catena.
Le categorie in cui potrebbe indentificarsi un rischio sono:
Tralasciando gli aspetti tecnici e pratici in cui potrebbe sostanziarsi un danno che possa causare l’interruzione della catena, è utile soffermarci sugli aspetti reputazionali che allo stesso modo sono fonte di criticità per la stessa azienda e in un certo senso potrebbero includere anche tutti gli altri settori.
Molte volte le Supply Chain non sono concepite con trasparenza e molti fornitori ritengono che divulgare informazioni sulla loro catena di fornitura potrebbe compromettere il loro vantaggio competitivo, infatti c’è il rischio che informazioni rilevanti, come ad esempio i dettagli sulle pratiche di sicurezza della catena di fornitura a monte, non vengono raccolte, o se lo sono possono essere errate o non aggiornate.
Risulta facile ritenere quindi che a volte le aziende potrebbero non curarsi della ricostruzione della catena di approvvigionamento, ignorando la valutazione dell’integrità reputazionale dei diversi supplier che si incontrano nella catena, rischiando quindi di essere travolti da criticità reputazionali di fornitori terzi.
Dogma può svolgere Due Diligence per ricostruire la Supply Chain, valutando l’integrità reputazionale dei vari operatori terzi che si innestano nella stessa catena andando a esaminare i rischi reputazionali ad esempio in ambito di:
Dogma svolge la Due Diligence Reputazionale affidandosi ad un coeso ed eterogeneo gruppo di specialisti che svolgono la loro attività con scrupolo e passione e avvalendosi dei più sofisticati strumenti e metodi di intelligence.
Dogma si inserisce come leader nella “Intelligence sulla Reputazione” ed i suoi analisti sono specializzati in analisi del rischio reputazionale.
La reputazione si presenta come un vero asset intangibile che deve essere considerato, insieme alle analisi finanziarie, per ogni scelta vincente. Infatti, un’azienda con una buona reputazione è considerata meno rischiosa di un’altra con stesse performance finanziarie ma con una reputazione meno consolidata. Anche dal punto di vista dei ritorni finanziari, è ormai appurato che aziende con reputazione più alta ottengono maggiori risultati di vendita o ROA più alti.
Siamo operativi sette giorni su sette, perché sappiamo che l’intelligence – la produzione di conoscenza da fonti di dati che sembrano apparentemente slegate – deve essere veloce, chiara, precisa e puntuale.
Autore: Andrea Caldarini
Intelligence Analyst
Security Expert UNI 10459:2017
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