Un’impresa ha per sua natura, degli interessi economici secondo cui orienta il proprio operato e per tale motivo, qualora sia interessata ad un investimento, deve poter fare tutto il possibile per analizzare le condizioni di un accordo (per un’acquisizione, una fusione…). Si parla in questo caso di “Due diligence”, ovvero di diligenza dovuta.
Per evitare danni di immagine o conseguenze patrimoniali le aziende ricorrono solitamente al background check, un’investigazione di controllo sui precedenti per costruire un profilo veritiero e realistico della controparte – sia essa persona fisica o giuridica – e soprattutto per verificare che le informazioni ricevute trovino effettivo riscontro nella realtà. Il background check può infatti essere condotto anche su una persona che si vuole assumere, per accertarne professionalità e affidabilità.
Il background check è prassi consolidata negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni, dove esistono apposite agenzie che si occupano di controllare i precedenti di lavoratori o aziende. Anche in Italia, negli ultimi decenni, questa pratica risulta essere sempre più richiesta.
L’azienda che stia procedendo a un’operazione commerciale mediante un accordo con altra impresa ha tutto l’interesse ad accertare che non vi siano punti oscuri o “scheletri nell’armadio” della controparte. Questo perché dall’accordo potrebbero derivare danni di immagine o finanziari.
La due diligence è orientata proprio a valutare il valore dell’azienda controparte, a verificare o a escludere la presenza di criticità che potrebbero compromettere il buon esito dell’intesa.
Il controllo preventivo può coinvolgere diversi aspetti e ampliare notevolmente il proprio raggio d’azione. Gli elementi tradizionalmente oggetto della due diligence vanno dall’analisi della struttura societaria e organizzativa ai volumi di business, dal mercato di riferimento ai fattori critici, dalle strategie commerciali alle procedure gestionali e amministrative. Naturalmente non vengono trascurati i dati e gli indicatori economico-finanziari e gli aspetti fiscali, legali e contabili.
Per condurre queste verifiche l’azienda può ricorrere ad un’investigazione, gestita sia internamente sia in outsourcing con affidamento a un’agenzia di investigazione privata, che miri ad acquisire tutte le informazioni utili a valutare l’opportunità di tale accordo.
Il background check può anche essere operato laddove un’azienda voglia attivare un contratto con un fornitore al fine di accertare che l’azienda fornitrice rispetti le leggi – ad esempio quelle sulla sicurezza, sui contratti nazionali – e che il management non sia coinvolto in reati (es. infiltrazioni mafiose, ecc).
L’insieme delle informazioni acquisite tramite procedure di OSINT (Open Source Intelligence), l’accesso a database e registri di pubblica consultazione e altre prassi investigative confluirà nella definizione di un profilo verificato e realistico della controparte, al fine di evitare conseguenze negative da un punto di vista dell’immagine o finanziario.
L’analisi dei precedenti può essere effettuata anche su una persona fisica. È il caso che si presenta quando un’azienda sia intenzionata ad assumere un professionista per una posizione delicata o strategica (dirigente, amministratore, ecc).
In questo caso la storia professionale e, in certi limiti, personale così come la verifica delle informazioni, delle competenze e delle esperienze comunicate dal candidato in sede di colloquio risulta fondamentale per consentire all’azienda di scegliere un professionista dalla reputazione immacolata.
In questo caso l’analisi riguarderà la storia professionale, gli interessi aziendali, lo stato del reddito, la negatività dei precedenti, i rumors e la reputazione.
Le procedure sono pressoché le stesse che vengono impiegate per il background check su un’altra azienda, seppure con alcuni limiti. A fissare il perimetro dell’analisi su una persona fisica è lo Statuto dei Lavoratori (l. 300/1970) che stabilisce il divieto per il datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini su opinioni politiche, religiose o sindacali, nonché ai fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attività professionale del lavoratore.
L’azienda può quindi acquisire informazioni soltanto su quegli aspetti e su quei dati che non ricadono nella sfera dei cosiddetti dati perticolari (Art. 9 GDPR) e che non rischiano di influenzare la prestazione professionale o di essere nocive per l’immagine e la gestione aziendale.
L’agenzia investigativa Dogma è in grado di proporre ai propri clienti due diligence investigative che permettono un’indagine completa e approfondita, anche in paesi all’estero attraverso propri corrispondenti locali.
L’iter investigativo consta di diversi step e termina con la stesura di un documento di sintesi del lavoro svolto e dei risultati ottenuti. Nel corso delle indagini viene compiuta una revisione completa dei dati a disposizione, affiancata da un’accurata analisi delle informazioni da fonti Osint – (Osint- Open Source INTelligence).
Una Due Diligence aziendale, a seconda del caso e che venga svolta in Italia o all'estero, può richiedere diversi giorni lavorativi. Sia i tempi che i costi vengono definiti in modo preciso in sede di analisi e indicati in modo chiaro in fase di preventivo.
In questo video Dimitri Russo, CEO di Dogma SpA, ci spiega cos'è una Due Diligence, i suoi obiettivi e le varie tipologie.
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