Le indagini patrimoniali sono indagini volte a stimare l’esatta entità del patrimonio di una persona giuridica o fisica al fine di prevenire frodi, distrazione di fondi o svelare la rappresentazione mendace del patrimonio per ottenere benefici.
In ambito corporate possono essere commissionate in caso di una due diligence preventiva per accertare se la controparte è affidabile oppure per verificare la solvibilità di un debitore. Nel caso delle persone fisiche possono essere svolte per verificare che un coniuge tenuto a versare l’assegno di mantenimento non occulti volutamente una parte del patrimonio per corrispondere importi minori o per richiedere una revisione dell’assegno stesso nel caso in cui la situazione economica del beneficiario sia improvvisamente migliorata. Indagini di questo tipo possono inoltre essere svolte in caso di recupero crediti o nell’ambito di un’eredità contesa.
L’indagine patrimoniale dovrà esaminare tutti i beni mobili, immobili, materiali e immateriali che procurano una rendita al soggetto indagato e che costituiscono il suo patrimonio complessivo.
La separazione è l’atto con il quale i coniugi, o anche uno solo di essi, comunicano di voler interrompere una convivenza divenuta intollerabile. L’intollerabilità non richiede prove ma viene desunta dalla volontà stessa di non proseguire nel rapporto.
Quando i coniugi sono concordi nella volontà si avrà una separazione consensuale che solitamente porta a un accordo pressoché totale sulla gestione del distacco, sul mantenimento dei figli e la gestione dei beni. Quando invece la separazione viene chiesta da uno solo dei coniugi può aprirsi la separazione giudiziale con il tribunale chiamato a dirimere gli aspetti sui quali manca accordo tra le parti.
La separazione è un gradino intermedio prima del divorzio, previsto dall’ordinamento per offrire ai coniugi un periodo – che può essere anche molto lungo – di meditazione prima di decidere eventualmente se porre fine in via definitiva al matrimonio.
Nel caso specifico della separazione giudiziale il giudice, tenuto conto delle condizioni dei coniugi e, in caso di prole, delle necessità educative e di accudimento dei figli fissa un assegno di mantenimento che ha lo scopo di garantire al coniuge beneficiario lo stesso tenore di vita che godeva in costanza di matrimonio.
È in questo frangente che le indagini patrimoniali assumono una valenza cruciale. Il coniuge obbligato potrebbe infatti avere interesse a corrispondere all’ex partner un assegno di mantenimento minore e per fare questo potrebbe occultare parti del patrimonio rappresentando una situazione economico-patrimoniale peggiore rispetto a quella effettiva.
Grazie all’indagine patrimoniale è quindi possibile accertare a quanto ammonta realmente il patrimonio del coniuge obbligato al versamento dell’assegno e determinare quindi un importo maggiore per l’emolumento da devolvere all’ex coniuge e agli eventuali figli.
L’indagine patrimoniale deve accertare quali sono le voci che compongono il patrimonio del soggetto e portare alla luce eventuali cespiti occultati. Per fare questo verranno posti sotto la lente di ingrandimento conti correnti e conti di deposito, titoli, beni conservati nelle cassette di sicurezza, azioni o obbligazioni, partecipazioni e quote societarie, le fonti di reddito (buste paga, stipendi, parcelle, ecc.) e le dichiarazioni dei redditi presentate all’Agenzia delle Entrate.
Vengono poi analizzati tutti i beni mobili e immobili di cui il soggetto indagato è proprietario e le eventuali rendite. L’indagine dovrà ovviamente stimare anche passività, debiti e ipoteche.
L’attività di indagine può essere utile anche a verificare che un bene non sia stato venduto o ceduto in altro modo per rappresentare una situazione patrimoniale peggiore.
La ratio normativa in caso di separazione è la tutela del coniuge debole che, per effetto della separazione, viene a trovarsi in una condizione peggiore rispetto a quella che viveva in costanza di matrimonio.
Occorre considerare che la separazione giudiziale parte, comunque, da una situazione di conflitto e il rischio che il coniuge obbligato al versamento dell’assegno di mantenimento possa distrarre beni e fondi per fare uno sgarbo all’ex coniuge è molto alto. Laddove poi vi siano dei figli i coniugi, in quanto genitori, sono obbligati dalla legge a garantire il mantenimento di questi per il solo fatto di averli generati come stabilisce il combinato disposto dell’art.30 Cost. e gli artt. 315 e 316 c.c.
Il coniuge beneficiario dell’assegno di mantenimento ha quindi il diritto e l’interesse di procedere a una verifica dell’entità patrimoniale dell’ex partner al fine di evitare una frode.
Il fondo patrimoniale è l’istituto giuridico con il quale uno o entrambi i coniugi decidono di destinare parte del proprio patrimonio esclusivamente al soddisfacimento delle esigenze familiari. Tale fondo istituisce quindi un vincolo su determinati beni che non potranno essere attaccati dai creditori.
Che cosa succede se i coniugi si separano? La legge non riporta la separazione tra le condizioni di cessazione e la giurisprudenza è concorde nel ritenere che questa non determini la cessazione.
Diverso è il caso del divorzio che pone fine al rapporto coniugale in via definitiva. Il fondo patrimoniale però può essere conservato fino al compimento della maggiore età dell’ultimo figlio e il giudice detterà condizioni per la gestione dello stesso fino alla sua cessazione.
In molti casi il fondo patrimoniale può essere costituito proprio in funzione della separazione, dal coniuge più forte economicamente.
L’ordinamento italiano prevede, all’art.177 c.c., la comunione dei beni tra i coniugi stabilendo che tutti i beni acquisiti durante il matrimonio e quelli già posseduti dai singoli prima del matrimonio e quelli successivamente acquistati diventano proprietà comune dei coniugi, ciascuno dei quali avrà diritto alla metà del valore di ogni bene.
I coniugi però possono scegliere diversamente, optando per la separazione dei beni prevista dall’art.191 c.c. In base a questo regime patrimoniale ogni coniuge mantiene la proprietà esclusiva dei beni che possedeva prima del matrimonio e di quelli che acquisisce successivamente. Ogni coniuge, inoltre, risponderà dei propri debiti solo nella misura del proprio patrimonio senza intaccare quello del coniuge e senza rispondere dei debiti contratti dall’altro.
In caso di separazione viene a cessare la comunione dei beni ma i coniugi hanno la possibilità di mantenere tale regime patrimoniale per il bene della prole. Nel caso di separazione consensuale i coniugi dovranno accordarsi sulle quote dei beni che spettano all’uno e all’altro. Nel caso invece di una separazione giudiziale e di eventuale cessazione della comunione sarà il giudice a stabilire la suddivisione equa dei beni.
Le indagini patrimoniali sono determinanti nel caso di separazione tra coniugi che avevano scelto la separazione dei beni. Uno dei coniugi potrebbe infatti aver acquistato o venduto dei beni senza comunicarlo al coniuge per dimostrare di avere una situazione economica peggiore rispetto al reale.
La riforma Cartabia, introdotta nel 2023, ha notevolmente semplificato e snellito le procedure di separazione e divorzio che prima richiedevano due distinti procedimenti legali e ora invece sono unificate e richiedono tempi più brevi.
L’intervento legislativo non ha apportato significative modificazioni per quanto riguarda le indagini patrimoniali ma accorciando i tempi procedurali si sono accorciati anche i tempi che il coniuge ha a disposizione per effettuare un’indagine patrimoniale.
Oltre all’iniziativa da parte del coniuge che incarica un investigatore privato per le indagini può essere anche lo stesso tribunale a disporre un accertamento di polizia giudiziaria se questo viene richiesto da una delle parti o anche d’ufficio quando vi è un sospetto sulla reale consistenza del patrimonio del coniuge obbligato al mantenimento e soprattutto se vi sono figli minori che rischiano di essere danneggiati.
L’indagine patrimoniale richiede un accertamento condotto su documenti ed elementi che non sono facili da reperire a chi non possiede competenze specifiche, per quanto si tratti in buona sostanza di documenti prevalentemente pubblici.
Stante la complessità del tipo di indagine è indispensabile rivolgersi a un’agenzia investigativa che sarà in grado di condurre un’analisi del soggetto e del suo patrimonio, raccogliendo i documenti necessari a stimare l’entità dello stesso. La necessità di provare concretamente un’eventuale distrazione o l’occultamento di parti del patrimonio richiede anche che l’acquisizione delle prove sia condotta rispettando le norme e i requisiti per l’ammissione in giudizio.
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