Per concorrenza sleale si intende il compimento di atti “non conformi ai principi della correttezza professionale e idonei a danneggiare l’altrui azienda”, secondo la definizione contenuta nell’art. 2598 del Codice civile. Tale previsione si rende necessaria al fine di limitare la libertà di iniziativa economica, tutelando correttezza e lealtà della competizione di mercato tra due o più aziende che operano all’interno dello stesso settore.
Si tratta dunque del compimento di una serie di atti vietati dal nostro legislatore che provocano un danno ingiusto ad un’azienda oppure un errore di giudizio del consumatore.
In ambito economico, la concorrenza è la competizione tra due o più aziende che operano all’interno dello stesso settore e che, per tanto, si rivolgono alla medesima tipologia di clientela. In regime di libero mercato, la concorrenza è del tutto lecita ma, per essere tale, deve rispettare le limitazioni imposte dalle leggi in vigore ed in particolare dal Codice Civile.
Il lavoratore ha precisi obblighi nei confronti del proprio datore di lavoro, in particolare in relazione a diligenza e fedeltà. Il primo viene definito dall’articolo 2104 del Codice Civile, il quale dispone che “il prestatore di lavoro deve usare la diligenza richiesta dalla natura della prestazione dovuta, dall’interesse dell’impresa e da quello superiore della produzione nazionale”.
L’articolo 2105, invece, fornisce la definizione dell’obbligo di fedeltà, affermando che “Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio”.
Da ciò si evince come uno degli aspetti più complessi in materia di diritto d’impresa riguardi la tutela del patrimonio, non solo in relazione alla concorrenza di altre aziende, quanto piuttosto in riferimento ai segreti industriali e alle informazioni aziendali detenute dai dipendenti.
La materia della concorrenza sleale è ampia e complessa, soprattutto in merito alla sottrazione di informazioni riservate, dati o disegni protetti da misure di sicurezza, effettuata da ex dipendenti o collaboratori allo scopo di ottenere indebiti vantaggi in nuove realtà lavorative.
Il reato di concorrenza sleale si configura, in primis, quando sussistono tutte le condizioni necessarie affinché tra due soggetti si instauri un regime concorrenziale. Ciò vuol dire che non può esserci concorrenza (sleale o meno) se non quando due aziende operano nello stesso ambito e si rivolgano alla stessa clientela.
L’articolo 2598 definisce gli atti di concorrenza sleale, ossia le pratiche e i comportamenti illeciti con i quali un soggetto arreca un danno ad un concorrente operante nel medesimo settore, o vi trae un indebito vantaggio. Le fattispecie individuate includono:
Non occorre riscontrare l’elemento soggettivo per sanzionare atti di concorrenza sleale, essendo rilevante anche il solo danno potenziale; al contrario, per il risarcimento del danno è necessario l’accertamento giudiziale del dolo o della colpa, contestualmente alla prova di un danno patrimoniale attuale. In particolare, rispetto all’onere della prova in capo al concorrente danneggiato, l’art. 2600 c.c. dispone la presunzione relativa alla sussistenza della colpa in seguito dall’accertamento dell’atto di concorrenza sleale.
Per denunciare un atto di concorrenza sleale è necessario però depositare un ricorso dinanzi al Tribunale di competenza: l'art. 2599 c.c. prevede che “La sentenza che accerta atti di concorrenza sleale ne inibisce la continuazione e dà gli opportuni provvedimenti affinché ne vengano eliminati gli effetti”.
Inoltre a norma dell'art. 2600 cod. civ., il danneggiato può chiedere ed ottenere il risarcimento del danno, in forza dei principi generali relativi alla responsabilità per atto illecito (art. 2043 cod. civ.) purché concorra il requisito soggettivo del dolo o della colpa del concorrente che si sia reso autore delle denunziate violazioni.
Vuoi sapere quali prove servono per dimostrare che un ex dipendente abbia compiuto atti di concorrenza sleale? Scoprilo nel nostro articolo dedicato.
La concorrenza sleale può danneggiare non poco l’attività di un’azienda, tanto in termini di credibilità quanto in termini di profitto. I segnali che possono svelare l’esistenza di una condotta scorretta da parte di uno o più concorrenti sono diversi e vanno dalla riduzione della clientela alla contrazione dei profitti, fino alla circolazione di informazioni riservate o denigratorie.
Per difendere la propria impresa da atti di concorrenza sleale e tutelare il patrimonio aziendale, la legge consente di avvalersi dell’operato di agenzie investigative, al fine di individuare i colpevoli e le dinamiche dell’illecito, oltre a provare con valore legale quanto avviene, al fine di ottenere l’interruzione delle pratiche lesive e il risarcimento dei danni. Le operazioni d’indagine prevedono un’analisi dei sospetti esposti, in base ai quali verrà impostata l’attività operativa, consistente nell’osservazione, controllo e pedinamento del soggetto d’interesse, finalizzate all’acquisizione di prove relativamente a frequentazioni di luoghi e di persone, oltre ad individuare, a mezzo della Digital Forensics, eventuali illecite intrusioni, alterazioni o copie di documenti e informazioni attinenti all’azienda.
Attraverso indagini aziendali approfondite è possibile analizzare le attività di soci e collaboratori, oltre agli eventuali legami con aziende concorrenti, investigando su storni e sviamenti della clientela, verificando la corretta applicazione del patto che delimita la concorrenza e indagando sulla tutela di marchi e brevetti. Le investigazioni sono volte alla raccolta di dati e prove che potranno essere utilizzate per la stesura di una relazione finale dal valore legale.
L’Agenzia Investigativa Dogma S.p.A, operante su tutto il territorio italiano e a livello internazionale con le sedi di Torino, Milano, Roma, Londra e New York, svolge indagini approfondite e dettagliate, grazie ad un team di agenti ed analisti altamente qualificati, al fine di verificare eventuali atti di concorrenza sleale da parte di ex dipendenti o collaboratori, tutelando il patrimonio dell’azienda ed accompagnandola, attraverso la raccolta di prove documentali e testimoniali, fino al raggiungimento dell’obiettivo prefissato.
Autore: Dr.ssa Katia Trevisan
Responsabile Divisione Legale Dogma S.p.A.
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