nire un giudizio congruente al proprio pensiero nei confronti di un filmato, mostravano consistenti differenze nei confronti dei soggetti al quale era stato invece chiesto di mentire. Le differenze erano a livello di contenuto delle descrizioni, poiché vi erano pochi riferimenti a stati d'animo personali (descrizioni impersonali) e le risposte risultavano di conseguenza molto povere e brevi. Se ne ricava l'assunto che i pareri sinceri sono caratterizzati da motivazioni di tipo personale, che fanno riferimento alla propria sfera emotiva e caratterizzate da riferimenti al proprio stato mentale. (Manuel Testa, 2003). Di conseguenza di fronte al racconto, da parte di un interlocutore, di un evento potenzialmente coinvolgente, la cui descrizione appare, però, fredda e distaccata, c'è una buona probabilità che i giudizi forniti non siano del tutto sinceri o trasparenti.
Parametri Non Verbali
Comunemente si da importanza a gesti quali il distogliere lo sguardo, stropicciare le dita, giocherellare in modo nervoso con un oggetto, ma si tratta di tutti luoghi comuni solo parzialmente veritieri: se vogliamo essere sicuri della veridicità, dobbiamo osservare il comportamento del nostro interlocutore in una condizione prima di "normalità" e poi in rapporto alla probabile menzogna ed eventualmente rilevarne le differenze.
Alcuni segni principali come paura, ansia, autocompiacimento, colpa (determinati da comportamenti veri e propri come schiarirsi la voce, trattenere un sorriso, aggiustarsi gli occhiali, tenere le mani nascondendo i pollici, tenere la mano davanti alla bocca etc..) possono valere come indizi di bugia se prodotti in relazione a uno specifico argomento. Importanti anche alcuni gesti non finalizzati o "stravaganti" in risposta a determinate domande: controllarsi il cinturino dell'orologio o bracciale senza porvi lo sguardo, prendere oggetti in mano come un fazzoletto, senza poi effettivamente utilizzarlo sono alcuni degli esempi.
Di fondamentale importanza è il tempo di latenza di una risposta. Spesso chi mente impiega di più a fornire una risposta o, al contrario, è molto veloce: in entrambi i casi, se si fa attenzione, ci si accorge che non è il tempo giusto. Per esempio, se si chiede ad un individuo che mente di guardare la foto di una persona che dice di non conoscere, si noterà che lo sguardo tenderà a rimanere per più tempo del dovuto sulla foto in questione.
Paul Ekman (2011), uno dei più grandi studiosi di emozioni e comunicazione non verbale ( le cui ricerche gli hanno valso collaborazioni con il Dipartimento di Difesa Americano e i Servizi di Controspionaggio) ha definito nelle sue ricerche, che chi è veramente capace a mentire ha un talento naturale ed è un'arte che non può essere appresa facilmente. Infatti ogni qualvolta che viene raccontata una bugia, da un individuo normale, verranno lasciati una infinità di indizi inequivocabili.
Chi è allenato e preparato a cogliere tali indizi può smascherare, se pur non facilmente, l'abile ingannatore.
Oltre a tutti i segnali a disposizione, il "cacciatore di menzogne" ha un importante vantaggio dettato dal fatto che chi mente non mente a sé stesso e quindi prima o poi si tradirà o commetterà nuovamente il fatto negato in precedenza e se si è attenti e presenti al momento del passo falso l'inganno sarà svelato.
Dott. Fabio Fisanotti
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Divisione Psicologia Investigativa
Gruppo Investigativo
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